Sguardi asiatici sul mondo

A volte la vita offre lussi che scaldano il cuore. Uno di questi è quello di scoprire nuovi mondi e aver la fortuna di incrociare sguardi amici, pronti ad accoglierci e prendersi cura di noi. Occhi invitanti, profondi, variopinti, cui basta un sorriso per illuminarsi e restutuire calore umano che ha matrici ancestrali comuni. Lo si sente. Soprattutto in posti remoti come quelli a cui si riferiscono queste foto. Il centro asia è culla di diverse civiltà. Persiani, Turchi, Russi, Tartari, Mongoli e Ariani si sono mescolati per secoli dando vita a un arcobaleno di volti che addolcisce il cuore. All’interno della stessa cerchia familiare, si notano  differenze e mescolanze etniche sostanziali. La durezza della vita in questa zona del mondo che i russi chiamavano Turkestan segna profondamente la pelle e lo sguardo di queste caparbie persone che, senza conoscere il “benessere”, lottano contro il freddo, la sabbia e il vento di montagna: una natura aspra e poco clemente (in inverno, le temperature nel pamir orientale raggiungono i 50 gradi sotto lo zero) rimanendo, forse proprio per questo, decisamente umani. Un’ospitalità calorosissima che non  potremmo sognare di trovare neppure nelle nostre terre meridionali, figurarsi a latitudini più settentrionali dominate da privacy e diritto-dovere a non disturbarsi reciprocamente. Un diritto-dovere che ha portato ad un inesorabile inaridimento delle relazioni umane. Dove ognuno pensa a migliorare sempre più la propria condizione personale e si perde di interesse nell’altro. Questi occhi parlano di una società diversa. Dove regna ancora lo spirito comunitario di uomini e donne che si aiutano per aver la meglio su una madre natura particolarmente rigida; tra Siberia e Himalaya dove il calore delle persone è ancora più forte di tutto