Ho firmato un contratto di Vita Full Time

Lascio tutto e me ne vado. Anzi. Lascio tutto e resto. Anzi. Mi fanno lasciare tutto e riscopro me stesso. E ringrazio Babbo Destino che mi ha sempre aiutato ed accompagnato nella mia vita. Guardo indietro e scopro la fortuna che mi ha caratterizzato e sono grato di saperla apprezzare. Come dice il buon Shakespeare : “La Terra ha Musica per coloro che ascoltano”. Il mio unico merito è quello di ascoltare, contemplare la meravigliosa vita che mi sta capitando. E di cui mi sento protagonista sempre fino ad un certo punto. Quasi che qualcun altro guidi per me.

Due settimane fa ero ancora un impiegato. Il mio contratto triennale terminava ma erano poche le mie “speranze”: quasi tutti vengono rinnovati nella multinazionale torinese. Basta non fare errori sesquipedali e/o soprattutto non mettersi di traverso a capetti e responsabili. Io non ho mai dato l’anima all’azienda(e ci mancherebbe), però ho sempre fatto il mio dovere e non ho mai fatto polemiche. Ho sempre risolto tutti i problemi che mi sono stati posti e mi sono adattato a ciò che mi si chiedeva. Per questo non credevo di aver speranze di mancato rinnovo. E invece la crisi ha fatto il miracolo. E diciamo la verità: forse ancor più parte del miracolo è stato l’ego di coloro che sentono che il loro piccolo potere non ha presa su chi cerca di Vivere sul serio. Nel senso meno serio del termine, ovviamente. Nel senso di vivere avendo ben chiare le priorità: pensando prima alla famiglia che al cliente. Anteporre gli affetti al leccaculaggio e cercar di godere ogni attimo di libertà come fosse l’ultimo. No. Forse era troppo da sopportare, anche a costo di disagi e problemi da affrontare con ex-colleghi incolleriti ed arrabbiatissimi dal mio mancato rinnovo che procurerà. Il dipendente deve dipendere anche fuori dall’ufficio. Deve dipendere psicofisicamente dal suo responsabile e deve stressarsi per poter appartenere all’azienda.

Tutto questo, con me, proprio non è riuscito. Lo stress aziendale non ho mai saputo cosa fosse e la pressione non fa per me. E alle facce stressate di chi cercava un colpevole ho sempre risposto con un gran sorriso. Ho sempre fatto il mio con impegno e dedizione fino a dove mi spettava. Ben conscio che la Vita sta fuori dal contesto aziendale/econmico. E che l’anima va tenuta al riparo da questo mondo gretto e spesso insulso e negativo. Che non fa crescere ma che abbruttisce. Che rende persone libere, schiave del proprio essere della propria posizione. Dimenticarsi chi si è, anche per otto ore al giorno, fa male alla salute. Non è un esercizio di umanità.

Proprio per questo, la notizia ha scatenato in me una felicità per certi versi inaspettata. Mi ero costruito, nel tempo, la mia dimensione aziendale. Senza troppi stress avevo rapporti magnifici con vari compagni di lavoro. Mi piaceva passare del tempo con loro. Era per questo che andavo a lavorare, per condividere. Per cercare di crescere e di stimolarmi anche in un contesto non stimolante che teoricamente doveva alienarmi e in cui invece mi trovavo tutto sommato bene. E poi la sicurezza economica tanto vituperata in questa società: pur non avendola mai cercata mi crogiolavo in un valore per me poco importante che, quasi per osmosi, avevo imparato ad apprezzare.

Ma tutto ciò non faceva per me!

Mi piace cambiare. Mi piace lo stimolo e adoro mettermi in gioco. Tutti i pori della mia pelle esultavano all’idea di dovermi riorganizzare la vita giorno per giorno. Vivere la quotidianità nuovamente, senza dar per scontato nulla delle proprie azioni quotidiane. Organizzarsi le proprie attività da solo, intraprendere la Vita assecondando le proprie emozioni. Pianificando cose secondo le proprie necessità e i propri talenti. E’ bello tornare a questo.

E ringrazio l’ego di chi ha permesso questo: perché mi ha reso libero e felice.

E’ stato bellissimo riappropriarsi del proprio tempo. Non sentirsi perso dopo aver perso il lavoro ma sentirsi liberato. Come detto non perché vivessi male il lavoro, ma perché vivo meglio senza. Scegliendo momento dopo momento, potendo accogliere ciò che la vita mi propone senza necessariamente stare dietro ad un contratto firmato anni fa.

Ovvio che il lavoro ci porti soldi, ovvero risorse per vivere. Ma in questo momento mi sono reso conto che stavo vivendo per qualcosa che in questo momento non mi serve. Dove servire significa Servire, non è un verbo a caso il cui significato viene spesso abusato.

Non mi Serve lavorare da dipendente perchè nonostante abbia aumentato il mio tenore di vita rispetto alla vita da studente, e nonostante un po’ di frustrazione da lavoratore dipendente si sia effettivamente espressa con futili compere… beh nonostante questo, in questi anni da lavoratore full time, ho speso meno della metà del mio stipendio da 1500 euro al mese(tanto per esser chiari). Tolta la frustrazione, messo il tfr, e la disoccupazione per una decina di mesi, ho almeno 5 anni di vita full time in cui cercare di trovare me stesso. Questa è la mia priorità, a 30 anni!

Io un sogno già c’è l’ho. In questi anni, ho coltivato la mia passione della montagna con un corso da guida escursionistica. Ho aperto un sito fatto con tutti i sacri crismi di google e ora ho più di 1000 visite al mese. Ospito qualche straniero a casa mia e i conti, tutto sommato, potrebbero presto tornare.

Ho firmato un contratto di Vita Full Time. L’unico contratto a tempo indeterminato che mi interessa.

Se volete seguire le follie che ne deriveranno sono super social grazie a Trekking Alps:

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Un omaggio ai bimbi Nepalesi:

[youtube height=”400″ width=”650″]https://www.youtube.com/watch?v=0YHxglZ_1p4[/youtube]

 

Un abbraccio a tutti,

Roberto

6 commenti su “Ho firmato un contratto di Vita Full Time”

  1. Magari un giorno tornerai nella tua azienda con un progetto sul recupero da burn out, ti prenderai qualche dipendente stressato e te lo porterai tra i pascoli a respirare un po’ di saggezza!

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  2. Ti ho già detto in passato che è molto bello quello che fai: hai una predisposizione naturale per essere ponte tra gli uomini che vogliono “ascoltare” ed il territorio, il tuo territorio, la montagna e tutta la natura intorno.. E hai tanto da raccontare a chi è incline a questo tipo di ascolto!

    Quel pomeriggio alla pozza (di Almese?) me lo ricordo ancora!
    Appena si può, torno a salutarti!

    In bocca al lupo per le tue nuove avventure!

    PS: La tua visione del mondo aziendale, però, la trovo negativizzata..
    Una società (che sia multinazionale o a conduzione familiare… o entrambe)
    è un gruppo di persone dai talenti diversi, organizzato per finalizzare obiettivi comuni sulla base delle risorse a disposizione.

    Ovvio che se manca l’obiettivo comune… o a volte addirittura i talenti… qualcosa non funziona! Ma ITALIA vuol dire anche questo…

    Anche la tua attività alpina un giorno potrebbe essere “azienda”… e in tal caso ne avresti una prospettiva completamente diversa! Anzi.. è proprio questo il mio augurio!

    A presto!

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  3. Grande Robi, ti auguro come sempre solo il meglio, la ricerca della felicità è qualcosa di personale e spero che questa sia la giusta via per il tuo cammino !!!

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